Arno Schmidt, Paesaggio lacustre con Pocahontas [1959], Rovereto, Zandonai, 2011
Due amici, ex reduci, – nella Germania adenaueriana della ricostruzione industrial-cristiana – passano qualche giorno sul lago Dümmer. Qui si spupazzano due giovani dattilografe. Non che ci fosse altro da pretendere. Quella dell’io narrante, romanziere e intellettuale, viene ribattezzata Pocahontas dall’amante. E l’aura di Pocahontas, per quanto ancora sconosciuta in Europa prima che Disney ne facesse un pupazzetto, esercitava il fascino di una fugace e intensa libertà, un sogno perduto e vissuto per essere rimpianto. E basta ripensare a certe immagini di The New World di Terrence Malick per capire cosa volessero essere quei giorni. E, naturalmente, questo libro finì sotto processo per blasfemia e pornografia. Il che fa supporre che i censori dell’epoca dovessero essere dotati di strumenti ermeneutici di primissimo livello perché la Pocahontas è un testo di tale complessità e rivoluzionario sperimentalismo per struttura, linguaggio, punteggiatura, strumenti narrativi, da rasentare in taluni casi una fertile oscurità.
Nei Calcoli che accompagnano la Pocahontas Arno Schmidt riconosce che, se ogni argomento ha un genere privilegiato, per il diario di viaggio quel genere dovrebbe essere l’album di foto. La Pocahontas, per Schmidt, è proprio un album di foto; di più, l’esemplificazione di come debba essere un “album di foto” per esperienze “con personaggi a curva di movimento ipocicloide e velocità lenta” in “piccoli mondi (paradisi o inferni in sé conchiusi: soggiorni estivi; infanzie)”.
E se album di foto deve essere,allora la Pocahontas deve riflettere i moti di coscienza che si sviluppano di fronte a un albo di foto: prima le immagini testuali che si presentano, poi i ricordi che ne sorgono. Coerentemente, la forma testuale della Pocahontas non può restare ancorata a un linguaggio classico. I diciotto capitoli sono quindi rigidamente bipartiti. Prima una immagine, atti e scena, un groviglio caotico di sensazioni e impressioni. Il mio capo nel suo grembo (tra l’erba alta delle sue dita) : e aveva chiazze verdi alla coscia, nerazzurre con orlo giallo, tutte per il tirarsi su nella canoa, attorno a parecchie si vedevano perfino archi dentali, e rabbrividii ipocritamente empatico. Nella ragnatela di parole sussurrate, tra brillii d’acqua e di piombo. / Quasi ferma una vela, davanti all’albero la figura in duepezzi traforato, verde come una piscina coperta; alzò alla fronte un binocolo nero, assai distinta, e occhieggiò più volte verso noi : : (dopo però apparì sgualcita come la madre dei Gracchi, occhi pettegoli, e man-worn). Dopo, il ricordo, il racconto, lo sviluppo.
I giorni si snodano in un flusso di coscienza intercalato da squarci, impressioni, interiezioni, sinestesie, retropensieri, sensazioni, accumuli di immagini, oggetti; e tutto con un linguaggio insieme immaginifico e scientifico, di strenua inventività, verbi secchi all’infinito, segni matematici, punteggiatura espressiva e scompositiva, effetti fonici, pastiche letterario-materiale. Ad esempio, questa bellissima alba.
/ (Treno lontano : la sua barra del suono era pazientemente orizzontale; fresò un solco nel nostro dormiveglia; si ritrasse a mo’ di biella). / ((Il gallo gridò in triangoli grandi quanto pescecani sul muro del sonno; più lontani vi stavano appesi spaghi con cipree)). / (((Quando ? Tetti avevano cominciato a bisbigliare grigio pietra ))).
Questo bellissimo romanzo breve, però, va ben oltre lo sperimentalismo. Proprio le sue forme linguistico-narrative portate all’estrema tensione sono la forma di un inno alla vita. Non interpretate : studiate e descrivete. Non futurate : siate. E morite senza ambizioni : siete stati. Al più, pieni di curiosità.
E quando le nebbie si chiuderanno definitivamente su un primissimo mattino lacustre, un’ultima immagine ritornerà agli occhi. (((((((E poi : sarà malinconia)))))))
Alcune chicche interessanti su Satisfiction
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