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Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

domenica 24 aprile 2011

Venite qui, miei libri, tutti quanti, da tutte le parti, tutti quanti siete

Per oggi due scene tragicamente simili, eppure molto diverse.

La Holland Park Library di Londra, devastata dai bombardamenti tedeschi del 1940; e la Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia Erzegovina, la Biblioteca di Sarajevo, la Vijecnica, fondata nel 1896, e completamente bruciata nell’agosto 1992 sotto 25 colpi di obici incendiari serbo-bosniaci. Le bandiere azzurre di patrimonio culturale non salvarono i suoi 1.500.000 volumi, i suoi 478 manoscritti, il patrimonio che i sefarditi in fuga avevano portato con sé dalla Spagna; non è che il più famoso episodio di libricidio e memoricidio delle guerre balcaniche, a cui si affiancano tra gli altri quelli del Museo municipale di Vukovar, della Biblioteca Scientifica di Zara, dell’Archivio di Mostar, della Biblioteca Scientifica di Ragusa, dell’Istituto Orientale della stessa Sarajevo.

La Biblioteca Nazionale bruciò gli ultimi tre giorni di agosto e la città soffocò nella neve nera.
Liberati i personaggi vagarono per le vie, mescolandosi con i passanti e con le anime dei morti.
Vidi Werther seduto accanto a muri sbrecciati del cimitero; vidi Quasimodo che si dondolava con una sola mano in un minareto.
Raskolnikov e Mersault chiacchierarono per giorni nella cantina di casa mia; Gavroche sfoggiò uno stanco travestimento.
Yossarian vendeva già provviste al nemico; per pochi dinari il giovane Tom Sawyer si tuffava dal Ponte di Princip.
Ogni giorni più fantasmi e meno esseri viventi; e il terribile sospetto si confermò quando gli scheletri mi caddero addosso.
Mi chiusi in casa. Sfogliai la guida turistica. E non uscii finché la radio non mi spiegò come avessero potuto tirar fuori tonnellate di carbone dal sotterraneo più profondo della Biblioteca Nazionale bruciata.
(Goran Simić, 1993)

Nella meravigliosa foto della Holland Park Library, tra gli scaffali miracolosamente intatti i lettori sembrano ancora cercare il volume per i propri giorni e le proprie notti; in quella della Biblioteca di Sarajevo il violoncellista Vedran Smailovic suona un celebre lamento funebre per la sua città. È però anche il canto della cultura e della civiltà che si rifiutano di cedere all’annichilimento.

Venezia affonda. L’Europa affonda. Affonda la culla, con il bambino
che c’è dentro. Affondano i continenti. Affonda la rosa nel
vaso  di vetro di Murano. Affonda Murano. Affonda la stanza dell’albergo,
e anche la Società dei poeti morti affonda. Perché non deve
esserci al mondo il popolo bosniaco? Fra i colori
– un colore, fra i profumi – un profumo di meno?
E perché al mondo non deve esserci – questa Venezia?
Fra i prodigi – un prodigio di meno?
(Abdullah Sidran, 1993)

Concludo con una canzone dedicata al rogo della Vijecnica, e che arriva da anni ora molto lontani.

Questo è il mio modo di fare a tutti gli auguri per domani, 25 aprile 2011.
Grazie vlrrbl, per l’ispirazione.


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