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Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

venerdì 25 novembre 2011

Bosna, mon amour - 2

In fondo al mercato di Travnik, sotto la sorgente fresca e gorgogliante del fiume Šumeć, è sempre esistito, da che mondo è mondo, il picco Caffè di Lutvo. Ormai neanche gli anziani ricordano Lutvo, il suo proprietario; da almeno cento anni egli riposa in uno dei cimiteri intorno alla città. Tuttavia si va sempre a “prendere un caffè da Lutvo”, e così ancora oggi il suo nome ricorre spesso nelle conversazioni, mentre quello di tanti sultani, visir e bey è da tempo sepolto nell’oblio. Nel giardino del caffè, proprio sotto la parete rocciosa del colle, vi è un angolino appartato e fresco, leggermente rialzato, dove cresce un vecchio tiglio. Intorno fra pietre e zolle erbose, sono sistemate alcune panchine basse, di forma irregolare, sulle quali è un piacere sedersi e da cui è una fatica rialzarsi. Consumate e imbarcate per gli anni e il lungo uso, sono ormai diventate tutt’uno con l’albero, la terra e le pietre. (trad di D. Badnjević)

La Cronaca di Travnik [1945] comincia l’ultimo venerdì di ottobre del 1806, quando alla Plava Voda di Travnik, il sistema di vasche e salti d'acqua attorno al quale ancora oggi si affollano i bar e i ristoranti della città, si diffonde la notizia che in città arriverà un console francese. 

Plava voda, Travnik


E il romanzo, che termina con la caduta del potere napoleonico, è imperniato proprio sul rapporto tra il console francese e quello austriaco, figure ottuse, meschine, decadenti, "occidentali". Lo sfondo, quello bosniaco, in cui il tempo è eterno e lento, immerso in una saggezza spirituale che sa ricondurre a un senso superiore. Lo sfondo bosniaco, in cui è ambientato il romanzo, e che ancora è possibile riconoscere, era qualcosa di molto simile a questo.

Vista dal forte


Il forte di Travnik

Il forte di Travnik


La Šarena Dzamija (Moschea colorata)
E proprio a Travnik si trova la casa natale (rodna kuća) di Ivo Andrić (Ive Andrića).



In realtà in questa casa Andrić visse pochissimo , e si trasferì, a circa due anni di età, a Višegrad. Ad ogni modo il primo piano è stato trasformato in un museo (nel cortile interno, c'è un locale). Nel museo, si trovano vari documenti, dai materiali utilizzati da Andrić per le sue ricerche sulla città proto-ottocentesca, alle edizioni di Andrić, a foto antiche, al diploma per il Nobel per la Letteratura.


La motivazione per il Nobel

Edizioni in lingua italiana 

Interno



Bosna,mon amour - 1

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