Non è ancora troppo tardi.
Non so se sia vero che un bambino per prima cosa guardi le figure
dei suoi libri; nel mio caso, direi che così non sia stato. Certo, però, l’immaginario
visivo del lettore – indotto o autogeno – è fondamentale; e le sue
trasformazioni costituiscono una sorta di storia della società sub specie
iconica. Figuriamoci, se parliamo di letteratura per l’infanzia.
E letteratura per l’infanzia, lo era e lo è ancor più da quando
Harry Potter è sfuggito incredibilmente a una grandemagrande casa editrice
milanese, è Salani.
E per i 150 anni della casa editrice di Firenze, al Castello
sforzesco di Milano, è allestita fino al 6 gennaio 2013 la mostra “Da Pinocchio
a Harry Potter”. E lo dico subito, è una delle migliori esposizioni bibliografiche
in cui mai mi sia capitato di imbattermi. E lo è non solo per la selezione e l’interesse
in sé delle tavole originali e delle copertine, davvero bellissime, e basti la
copertina de Il ragazzo che scrisse l’enciclopedia di se stesso.
Lo è
anche per l’intelligenza combinatoria e il nitore critico del percorso.
Il curatore, Giorgio Bacci – assegnista di ricerca alla Normale, e
che ha al suo attivo Le illustrazioni in Italia tra Otto e Novecento per
Olschki, ma soprattutto è curatore del progetto di digitalizzazione informatica
Archivio Salani (http://www.artivisive.sns.it/archivio_salani.html)
– ha creato, e mi permetto di dirlo sinceramente, un piccolo capolavoro che
guida il visitatore a cogliere il nesso tra scelte di mercato e linee culturali;
a riconoscere la lenta ibridazione con i diversi mezzi di comunicazione a
impatto visivo dominante (dai rotocalchi, ai cartoni animati, al cinema); a
ricostruire (con le linee guida interne, gli originali delle tavole, gli
appunti interni dei redattori, le fasi di lavoro) il lento processo redazionale
nell’elaborazione delle copertine; a individuare il mutare, davvero affascinante,
della grafica in edizioni, a distanza anche di decenni, dello stesso titolo.
E specifico che di Giorgio Bacci non
sono amico; avevo giusto letto tempo fa un suo saggio sui frontespizi nelle
cinquecentine di Vitruvio; e nemmeno l’avevo mai visto. Da ieri posso dire che
anche come Cicerone, per precisione, respiro, e rispetto dei tempi di vagabonda
curiosità del visitatore, soffia in faccia a molte guide professioniste.
Se passate da Milano, non è ancora
troppo tardi.
Nessun commento:
Posta un commento