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Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

domenica 4 marzo 2012

Antropo-geologia del Canton Ticino

Max Frisch, L’uomo nell’Olocene , Torino, Einaudi, [1979], Torino, Einaudi, 2012 (1981)


Un romanzo della vecchiaia. Un romanzo di forte dimensione autobiografica.

Max Frisch, romanziere scomodo, impegnato, polemico, tra il 1965 e il 1980 andò ad abitare, lui svizzero-tedesco, nella Valle Onsernone, una valle del Canton Ticino in via di spopolamento. Anche il signor Geiser, più o meno coetaneo di Frisch al momento della composizione, vive in Val Onsernone. Vedovo. Solitario.

Sulla Valle Onsernone si scatena il finimondo, le cateratte del giudizio universale. La valle è isolata, la corrente interrotta, le comunicazioni saltate, i viveri scarseggiano. Esiste ancora un mondo di là dalle creste nebbiose? Comincia così una sorta di cronaca dell’apocalisse umana.

Una cronaca di brevi, brevissimi frammenti, in cui il narratore esterno segue alternativamente le condizioni del tempo e passo passo le piccole attività di sopravvivenza di un uomo anziano isolato in una valle isolata, creando progressivamente una vera immersione dell’uomo nella natura, in una scansione cronologica precipitosamente irrazionale verso la fine. Ma il narratore è anche narratore onnisciente (quasi sempre), e segue i pensieri dell’uomo; o meglio, ne segue la fragile ricerca di pensieri, e ricordi, e nozioni.

L’anziano signor Geiser, infatti, è preda di una evidente senescenza, di una memoria sempre più fragile. Nella lotta contro l’oblio il signor Geiser ritaglia dai suoi libri stralci di pagine per affiggerli alle pareti; e il romanzo si fa allora non solo una cronaca dell’apocalisse, ma anche un ritorno, una rilettura della genesi. Perché quei ritagli – riprodotti in anastatica direttamente sulla pagina, tanto da fare del libro un collage sperimentale – provengono da manuali di geologia, dalla bibbia, enciclopedie: appunti sui dinosauri, la memoria, le falde penniniche, la deriva dei continenti, l’uomo come essere storico, la meteorologia. Una sorta di discesa verso un tempo ancestrale, pre-umano, alle grandi forze che plasmarono la terra.

Il mondo collassa, la casa del signor Geiser crolla, la sua memoria vacilla; solo due grandi eventi restano saldi nella sua memoria, i due grandi eventi della sua vita. Un viaggio in Islanda, trasfigurata – in una pagina di grande apertura e potenza epica – in una terra prima dell’uomo, e che identica sarà ancora dopo l’uomo, e già senza uomo; un’antica scalata giovanile con il fratello, quando la morte fu vicina, e l’uomo fu niente di fronte alla montagna.

Il signor Geiser procede verso un tempo prima di lui e dopo di lui, fino a confondersi con la roccia senza tempo e senza memoria.

Nel finale il narratore raggiunge un’ambiguità insieme suggestiva e dolorosa, come una voce straniata e distante. Gli ultimi ritagli di chi sono? Chi ha cercato e letto le parole erosione, cancro del castagno, escatologia, principio di coerenza che raccolgono in un senso ultimo e unitario l’esistente della terra, del Ticino, di un uomo? Chi quell’ultimo ritaglio di argomento medico che spiega il finale? Di chi quella voce che cala il sipario, riassumendo, finalmente, finalmente in forma distesa, le varie fugaci osservazioni sulla Val Onsernone disperse lungo il romanzo da una voce frammentata? I libro si chiude come in un volo di uccello, in una voce sempre più distante, in cui il signor Geiser, laggiù, è scomparso.

Uno dei frammenti, significativamente tra parentesi, ambiguamente e unico tra parentesi, rilevava l’inconsistenza dei romanzi contemporanei: storie di relazioni famigliari, di anime infelici, come se il terreno per tutto ciò fosse garantito, la terra per sempre una volta terra, l’altezza del livello del mare regolata una volta per sempre. In questo romanzo la terra e il mare si muovono nel lento movimento eterno della materia plasmata dal tempo; l’uomo dell’Olocene – un uomo nell’Olocene – può solo confondersi a tempo e materia, ricordando l’ultima cosa importante, EB : AE = AE : AB, uno dei primi ritagli affissi, la sezione aurea che regola la natura e la bellezza.

2 commenti:

  1. Devo leggerlo assolutamente. Domani lo ritiro in biblioteca.

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  2. Sei sempre un conforto, Melusina. Questa scheda l'ho davvero pensata lavandomi i denti e avvitando la moka, e l'ho stesa in credo quindici minuti. Se anche così il libro ti attrae, ne sono lieto. E in effetti posso dirti che, almeno per i miei gusti, vale la pena. Buona lettura.

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