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Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

domenica 17 ottobre 2010

Littera enim occidit

Prima che l’Italia campasse sulla Ferrari, quando l’Italia era una cosa seria, culturalmente, economicamente, socialmente, l’Italian style si gloriava nel mondo delle raffinatissime e coltissime edizioni aldine. E fashion era il meraviglioso carattere corsivo che comparve nelle Bucoliche del 1501, tanto che, per sempre, il corsivo sarebbe stato, per l’appunto, l’Italic. E l’editore Aldo Manuzio, come avrebbe fatto qualche giorno dopo Bill Gates con la clessidra, si garantì, alla faccia dell’open, un privilegio/brevetto di dieci anni su quell’elemento grafico così caratterizzante. Chi di soldi non ne vide fu il vero artefice di quei caratteri così eleganti (e industrialmente efficaci), l’orefice Francesco Griffo, capace di limare e rifinire quei punzoni di metallo fino a ricavarne i suoi stupendi caratteri. I caratteri mobili, fin troppo mobili, però li aveva veramente nel destino. Fu condannato a morte nel 1518. Aveva ammazzato il genero: fracassandogli il cranio con un punzone non finito! Poi il Dizionario Biografico degli Italiani banalizza a spranga. Ma vuoi mettere?
E il post è meno idiota di quanto paia.

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