Poiché oggi è un giorno per me un po’ particolare, è tempo, in questa categoria Osservazioni oubique, di un’osservazione senz’altro oubiqua e personale, legata alla mia vita di là dal Foglia.
Ludovico Agostini, strambo intellettuale pesarese, radice quadra di ideologo controriformistico, nel suo dialogo L’Infinito (1593) rilegge l’ormai tramontato eden della Urbino del Cortegiano riproponendolo secondo un’utopia politica retriva e ottimatizia. Ne riporto la descrizione teofrastico-paesaggistica perché mi ha fatto sorridere pensando a una frase che udivo spesso.
Non vi mancando quivi [a Urbino] cosa che si desideri – in particolare sul promontorio di Focara, a nord di Pesaro – non vagaremo altrove per cercar miglior sito di quello ov’al presente ci troviamo. [...] L’aria di questi paesi suole per natura produrre uomini temperati ne’ vizi, docili in ogni sorte di scienza, forti nella guerra, civili nella pace, amici d’ogni uomo, nimici di niuno e per longa abitudine così bene avezzi all’obedienza, ch’i prencipi loro si son sempre così bene di loro gloriati, com’essi fatti gloriosi del principato e reggimento di quelli, fra tutt’i prencipi dell’universo tutto esempi singolarissimi di religione e di giustizia.
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