Storie di libri. Amati, misteriosi, maledetti, a cura di G. Casalegno, Torino, Einaudi, 2011
In un episodio spesso citato de Il grande Gatsby, un personaggio, “con enormi occhiali simili a occhi di gufo”, ammira la biblioteca di James Gatz. Non solo i libri sono autentici, e non “di un bel cartone pesante” come aveva sospettato, ma lì, con buon gusto, intelligenza e senso scenico, si incarna al meglio il prodigio della costruzione del sé, di auto-rappresentazione, di quel vecchio figlio di pezzenti venuto giù dal North Dakota. “Che accuratezza! Che realismo! Sapeva anche quando fermarsi - non ha tagliato le pagine.”
La bibliomania è una strana malattia, a cui anche D’Alembert ha dedicato una voce sull’Enciclopedia; che cosa spinga un uomo a raccogliere libri, resta un mistero. Certo è che bisogna mettere le mani sui cinque mostruosi volumi pubblicati da Picot nel 1884 contenenti il “catalogo” della biblioteca di James Rothschild per conoscere il senso della vertigine. Con buona pace di Tommaso d’Aquino, che diceva di temere l’uomo di un unico libro. Chi ne legge troppi, dovrebbe piuttosto guardarsi da se stesso.
Bibliomania e lettura spasmodica non hanno nulla in comune; il bibliofilo compulsivo non legge i suoi preziosi libri per non rovinarli; il lettore ossessivo, in genere le rarità bibliografiche non se le può permettere, ed è comunque uno straziatore di carta e rilegature e sovracoperte. In comune, però, hanno quell’oggetto, il libro, che gli permette di essere ciò che non è, come un attore sul palcoscenico. E leggere un racconto sui libri, per chi di libri vive, è sempre un po’ come riconoscersi, riconoscere il proprio mondo, i propri territori. A volte vedendoli meravigliosi, a volte contemplandone tutte le brutture.
E l’amore per i libri, concupiti o percorsi, è il tema che fa da collante a questa antologia; dentro un po’ di tutto – come in ogni antologia, anche se forse qui fin troppo – ripartito in sezioni: Libri e delitti; Libri maledetti; Mondi di carta; Bibliomanie; Cacciatori di libri; Il piacere di leggere. Insomma, dal poliziesco di ambito letterario all’horror; dall’apocalittico al racconto di una triste paranoia personale, all’incartapecorirsi di chi legge per non vivere. Anche qualitativamente le differenze sono notevoli, all’interno. Racconti tutto sommato piacevoli, come quelli di Flaubert (dio mio, che cos’ho detto), o il giallo di Chesterton con il solito Padre Brown, che peraltro c’entra davvero poco – nella stessa sezione Libri maledetti – con la meravigliosa Storia del Necronomicon di Lovecraft, che descrive la storia del grimorio maledetto composto dal pazzo yemenita Alhazred, lo pseudolibro che incuba lo stesso Borges. Altri per i quali è difficile pensare una ragione sufficiente per l’inclusione: da uno stucchevole omicidio a una fiera internazionale del libro femminista, a un D’Annunzio marchettaro che cita repertori bibliografici con la stessa prevedibile eleganza con cui parlerebbe di finimenti equini, a un estenuante Hermann Hesse irritante come sempre.
Alcuni racconti, però, celano il capolavoro. Il geniale e brevissimo De consolatione philosophiae di Dossi, a incistarsi nell’incapacità di vivere di ogni lettore; la Biblioteca Universale di K. Laßwitz, gioiello matematico-preborgesiano; la Fine del mondo del fine di Julio Cortázar, una genesi inversa in cui gli scriba distruggono il mondo con i loro libri; La fine dei libri di Octave Uzanne che già nel 1895 prevedeva la sostituzione del libro cartaceo con supporti mobili per un testo immateriale, con alcuni tratti della televisione, e altri dell’ebook.
Il personaggio de Il grande Gatsby, al termine ripone la copia dei Lectures di John Lawson Stoddard che aveva usato per dimostrare che si trattava di veri libri. “Se si toglie un libro, tutta la biblioteca crolla.” E crolla tutto un mondo. E tutta la storia di uomini che hanno percorso il proprio cammino costeggiando una sequenza di coste variopinte, infinita perché ci sarà sempre un nuovo libro da collocare un po’ più in là.
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