Su questo Blog

Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

lunedì 20 febbraio 2012

Diritto allo studio medioevale

In un precedente post avevo commentato un passo del Didascalicon di Ugo di san Vittore sulla lettura e i suoi rischi. Poco prima (V 6), Ugo aveva affrontato le difficoltà, interne ed esterne dell'apprendimento. Un passo che sarà ricordato nel primo trattato del Convivio. Un passo che mi è tornato alla mente ora che ho davvero poco tempo per seguire il blog con l'attenzione che vorrei e sono ex parte obiecti, e ora che proprio tale penuria è dovuta a impegni e doveri che mi mettono ex parte subiecti. Che poi, per farla breve, resta comunque un passo bellissimo sulla fragilità e labilità del nostro bisogno di leggere e sapere.

Raccogliendo in sintesi il mio pensiero dirò che tre cose in modo particolare danneggiano gli studenti nel loro lavoro: la negligenza, l’imprevidenza e la sfortuna. C’è negligenza quando si trascurano del tutto o si studiano svogliatamente quelle nozioni che è necessario imparare; vi è imprevidenza quando non si segue nell’apprendimento delle singole discipline il metodo adeguato. La sfortuna è costituita da avvenimenti che si verificano per caso o per necessità naturale: siamo ostacolati nel raggiungimento dei nostri obiettivi ad esempio dalla povertà, dalla malattia, ovvero da temporanea lentezza mentale, altre volte da scarsa disponibilità di maestri (sia perché non si trovano coloro che insegnano, sia perché non si trovano coloro che insegnano bene). Nel primo caso, quando c’è negligenza, lo studente deve essere ammonito; nel secondo, quando c’è imprevidenza, deve essere istruito; nel terzo, quando si tratta di sfortuna, dev’essere aiutato. (trad. di V. Liccaro)

Nessun commento:

Posta un commento