Dopo un precedente post dedicato a Fenoglio e i suoi luoghi, tocca a Pavese; o, meglio, alla sua casa natale a Santo Stefano Belbo.
Non sono riuscito a fare molto altro, e anche alla casa ho avuto accesso – fuori orario – grazie alla cortesia personale dell’anzianissimo custode, e all’intercessione di due turisti francesi.
All’interno di questa casa, un po’ fuori dal paese, e ampiamente rimaneggiata, documenti vari, e fotografie, come questa – qui in pessima riproduzione – in compagnia di un ben più allegro e pulsante Vittorini.
Si distendono poi, come in ogni casa natale di autore, bacheche di libri:
dalle monografie specifiche (e qui occhieggia un libro che mi ha riavviluppato nella quotidianità);
alle varie edizioni e traduzioni: qui ad esempio Il mestiere di vivere in rumeno e olandese;
qui, d’accordo non lo so...
e qui, infine, dall’opera omnia in spagnolo, Il mestiere di vivere; Il mestiere di poeta; La bella estate; Dialoghi con Leucò.
Proprio nel frontespizio dei Dialoghi con Leucò, Pavese vergò il suo ultimo messaggio. “Perdono a tutti, e a tutti chiedo perdono. Così va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. Come si trova traccia nel titolo dell’articolo del "Corriere della Sera" dedicato alla sua morte.
All’esterno, il busto di Pavese, con una frase estrapolata da Il cattivo meccanico.
E sul muro, una targa con una frase – tratta da “Il mestiere di vivere” – bellissima e dolorosa di impegno e solitudine.
Rimane il torrente, la rupe, l'orrore. Rimangono i sogni. Bellerofonte non può fare un passo senza urtare un cadavere, un odio, una pozza di sangue, dei tempi che tutto accadeva e non erano sogni. (La chimera, da Dialoghi con Leucò)
Il 9 settembre, è il compleanno di Cesare Pavese, e per l’occasione la Fondazione Cesare Pavese (http://www.fondazionecesarepavese.it/) organizza una “Passeggiata nei luoghi pavesiani”. Insomma, quanto di più pertinente a una rubrica intitolata "Passeggiate nelle città narrative".
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