Festival di Sanremo. Gianni Morandi «Non facciamo e non vogliamo fare politica». Gianmarco Mazzi: «Giovinezza è passata alla storia come inno del ventennio ma nacque come canzone della “goliardia” toscana nei primi del '900».
Nel 121° anno matematico, al IV Congresso intergalattico di Studi Archeologici, il Ch.mo prof. Anouk Ooma (Centro Universitario Archeologico della Terra del Principe Giuseppe), tiene una comunicazione destinata a sconvolgere la disciplina dell’Archeologia terrestre. L’illustre relatore confuta in particolare la strampalata tesi del prof. Ixptt Adonis che non ci sia arrivata alcuna testimonianza della cultura italiana non perché, come ritiene il prof. Aakon-Sturg, il bacino mediterraneo fu lo scenario più devastato dalla guerra atomica o perché, secondo l’ipotesi del prof. Ugum-Noa Noa elaborata sulla base dei documenti degli incontri internazionali, in realtà non esistette mai un’entità italiana, ma perché una disastrosa situazione economica della cultura italiana, tra crolli e tarme, avrebbe impedito anche solo di pensare a tramandare il sapere alle generazioni future. Teoria davvero a-scientifica e vagamente razzista da parte di uno studioso della stella nana Altair quale il Ixptt Adonis, che immaginerebbe i terrestri come un popolo che si bea mangiando e suonando l’arpa mentre tutto attorno brucia.
Il Ch.mo prof. Anouk Ooma apporta invece la prova definitiva a smentita: il ritrovamento, in collaborazione con il Ch.mo prof. Baaka B.B. Baaka A.S.P.Z. (Reale Istituto di Letteratura di Isola degli Orsi), di alcuni frammenti cartacei di un codex ampiamente mutilo titolato Ritmi e Canzoni d’oggi o, come l’illustre relatore si pregia di definirlo, Quaternulus Pompeianus. Restano purtroppo poco più che alcuni incipit di ciò che è riconoscibile come una raccolta di primitivi testi poetici delle Origini, come ricostruibile sulla base della voce Canzone o Canzona dell’Encyclopaedia Britannica o dell’ Essai sur le rythme del Matila Ghyka.
Grazie a questo insperato ritrovamento, il Ch.mo prof. Anouk Ooma ci insegna a riconoscere le voci del passato che ancora ci parlano con la loro sorgiva forza primitiva. Vola Colomba bianca vola, inno in lode dello spirito santo. È morto un bischero, traduzione incompleta dallo spagnolo di una poesia del poeta Federico Garcia o Federico Lorca, del XIX o XX secolo. Lo sai che i papaveri son alti alti alti, in cui affiorano i fremiti di angoscia e l’umana fragilità di fronte al mistero della natura.
E infine Giovinezza giovinezza primavera di bellezza, canto di giovinette, al cui suono la fantasia vola a fanciulle avvolte in bianchi veli, danzanti nel plenilunio di qualche magico pervigilium.
L’impressione è che il Diario minimo di Eco avesse sbagliato di circa 121 anni matematici. Per tutto il resto, direi che purtroppo già ci siamo.
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