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Non si tratta di recensioni. Non si tratta di novità editoriali. Solo le mie note di letture casuali e ritardatarie, da un giorno in cui ho sentito di averne bisogno, a uno in cui non me ne importerà più.

venerdì 3 settembre 2010

A tribordo dell’amore

José Saramago, Il racconto dell’isola sconosciuta [1997], Torino, Einaudi, 2003, (L’Arcipelago 39), euro 9.


In certi racconti quando un supplicante si reca al palazzo del potere, ci sono molti portoni. E ogni portone ha il suo guardiano. E davanti al portone il supplicante attende e attende e attende per essere ascoltato. In certi racconti, solo alla sua morte il supplicante scopre che quella porta era solo per lui e ora il guardiano la chiuderà per sempre. In questo piccolissimo gioiello di Saramago, invece, c’è una donna delle pulizie a guardia del portone. E quando un buffo re, tra l’antico racconto orientale e la favola per bambini, cede alla stralunata richiesta del supplicante, la donna della pulizia si unirà a quest’ultimo verso l’avventura. Perché ciò che chiede il supplicante è una barca per cercare quell’isola sconosciuta che tutti i cartografi e i marinai del regno negano che esista. Con disincantata logica e incantata ostinazione, l’uomo difende il diritto all’esistenza del non mappato e non mappabile, perché la cartografia del reale è solo cartografia del conosciuto. L’uomo avrà allora la sua caravella per l’isola ferdinandea del sogno. Il più improbabile capitano Nemo che mai abbia attraversato i mari, il più ingenuo Ulisse che abbia varcato mai l’ignoto, dopo la prima grande delusione, a bordo della nave avuta in dono dal re, sogna. E’ troppo breve il racconto, perché qualsiasi accenno non finisca col rovinare il finale; è pura questione di percentuale di parole impiegate. Ma un uomo e una donna navigano ancora su una caravella che è già il suo destino.

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