Alfred Andersch, Il padre di un assassino [1980], Parma, Guanda, 1990
Ernst Jünger, Tre strade per la scuola. Vendetta tardiva, [2003] Parma, Guanda, 2007, euro 10
Ödön von Horváth, Gioventù senza dio [1938], Milano, Bompiani, 2005, euro 7.50
Monaco di Baviera. Ginnasio Wittelsbach. 1928. Quando i ragazzi della Quarta B parlano del prof. Kandlbinder, docente di greco, un uomo magro, pallido e insignificante, commentano Quello vuol soltanto tenersi sempre fuori da tutto. Lezioni anodine, noiose, impeccabili, e molta cautela a non avere pupilli né bersagli.
Germania, città indefinita, dieci anni dopo. Il professore di tedesco, che già vede addensarsi nubi nere per un’improvvida correzione al tema di uno dei suoi studenti, si trincera nella sua gelida e distante estraneità, rivolgendo nel pensiero il suo disprezzo verso i suoi studenti: non voglio subire una punizione disciplinare per i vostri begli occhi, e tanto meno perdere il pane ... Da oggi vi dirò che non esistono uomini all’infuori di voi, ve lo ripeterò fino alla nausea; e scoprirà che il suo soprannome tra gli studenti è “il Pesce”, perché la sua faccia è sempre così immobile, e non si sa mai cosa pensa e se pensa.
Quando, al ginnasio Wittelsbach di Monaco di Baviera, al termine di un’umiliante interrogazione in greco condotto dal Rex, il Rektor del Ginnasio, Franz Kien, pessimo studente in qualsiasi disciplina, sempre spaesato, sempre astratto, rivendica la sua intenzione di essere un giorno scrittore, specificando che, di che genere, lo saprà da grande, lui, come autore più amato, lui, che pure ha divorato Enrico IV e Riccardo III, cita Karl May (il Salgari tedesco, viaggiatore che mai viaggiò), tra lo sprezzo e lo stupore del Rex, l’estimatore di Socrate che gode nel rivelare a tutta la classe che Kien è accolto a scuola gratuitamente per compassione.
Hannover, ginnasio, qualche anno prima della prima guerra mondiale, durante la preparazione del voto in condotta per la pagella, Wolfran, studente rapito da absence, lievi forme di epilessia, balbuzie, straniamenti, si alza di fronte al prof. Corax, filologo, ultima nemesi del suo conflitto con la scuola, e racconta i suoi colloqui notturni con Socrate e le sue domande su che cosa legga. Io gli rispondo: ‘Leggo Karl May’. E Socrate: “Eccellente. ... Un tempo fu la volta di Sigfrido, oggi tocca a Old Shatterhand”. E Wolfram raccoglie i libri, e lascia la classe, e la scuola, e il romanzo.
Franz Kien viene espulso dal Ginnasio Wittelsbach e lascia il racconto addormentandosi su Attraverso il deserto di Karl May.
Il professore di tedesco della città indefinita, sospeso dall’insegnamento, parte per insegnare in una missione in Africa: Portati via tutto, non dimenticare nulla! Non lasciare nulla dietro di te! Il negro va dai negri.
Tre brevissimi racconti, ambientati in scuole tedesche, negli anni in cui si deposita, nelle parole e nelle anime dei giovani, la malattia che porterà alla seconda Guerra mondiale. Tre racconti molto diversi; un romanzo breve di finzione, Gioventù senza dio, un giallo, omicidio-indagine-falsisospetti-rivelazione (anche se, come giallo, percola alquanto), esteso sull’arco di pochi giorni, costruito su una fortissima focalizzazione interna nell’anonimo professore di tedesco, i suoi pensieri, brevi amari frammenti, la sua osservazione di un mondo e un’adolescenza sempre più feroce nell’obbedienza; e due romanzi autobiografici: Tre strade per la scuola – nel cui Wolfram si riflette l’infanzia di Ernst Jünger – esteso negli anni necessari per cambiare tre scuole, e tre diverse strade per arrivarci, e lungo ognuna perdersi per esplorare quel mondo dentro di sé così diverso dalle ombre della scuola; e Il padre di un assassino, che copre giusto un’ora, l’ora di greco in cui Franz Kien sbaglia tutto il possibile nella grafia e traduzione in tedesco di È degno lodare la patria e finirà con l’essere espulso.
Uno, Gioventù senza dio, il più vicino all’esplosione della ferocia, scritto quasi in presa diretta, ambientato nell’epoca del nazionalsocialismo ormai trionfante, un mondo senza nomi e identità, anonimo il professore, e mere iniziali gli allievi, e unico nome, Eva, la ladra sbandata, ai margini, eslege, rifugiata nei boschi, dalla sessualità libera; e unico pensiero imperante, la radio, la radio, la radio, e ogni slogan diventa verità nei temi e nell’orgogliosa gioiosa protervia dei suoi studenti. Gli altri due, quelli autobiografici, stesi a Novecento avanzato, entrambi all’ultimo anno della vita del rispettivo autore, ma, che affondano le radici più lontano: all’origine del secolo Tre strade per la scuola, a disegnare quell’humus in cui crebbe un intellettuale a cui furono a lungo rimproverate contiguità con il nazionalsocialismo; a metà tra gli altri due testi Il padre di un assassino, negli anni che preludono alla conquista nazista del potere, e vero tramite tra il prima e il dopo, perché il temutissimo Rex, “il padre dell’assassino”, non è altri che il padre di Himmler.
Tutti e tre, però, hanno qualcosa in comune, la lettura. Ragazzi che si sottraggono al mondo, e ne cercano uno proprio, una propria libertà, nei libri: Franz Kien, che sarà scrittore, che scappa dal mondo “attraverso il deserto”; Wolfram, che divide la strada verso la terza scuola in tre tronconi, il primo per recitare Schiller, il secondo, l’ “eroico”, per ossere Old Shatterhand o Stanley o Robinson o un argonauta nella Colchide, prima del terzo, l’angoscioso, che porta a scuola, a quella lezione in cui finalmente Socrate condannerà il prof. Corax: dal punto di vista pedagogico lo giudica una nullità; e persino, tra quella “Gioventù senza dio” devastata dal conformismo e dall’orgoglio della cecità, lo studente B, in segreto, legge, legge, legge, e un giorno parla.